martedì 31 maggio 2011

Ogni pianta aspira al frutto,
ogni alba si fa sera,
nulla dura sulla terra
tutto muta e fugge via.
Anche l'estate più bella
un giorno autunno e avvizzimento vuole provare.
Paziente, o foglia, sopporta silenziosa
se il vento desidera rapirti.
Gioca la tua partita,
non fare resistenza,
lascia che tutto segretamente accada.
Lascia che il vento ti porti via
e verso casa ti trascini.
Herman Hesse

giovedì 26 maggio 2011

Khloris e la Rosa

Una mattina Khloris, la dea greca dei fiori e della Primavera, stava passeggiando nei boschi quando si imbattè nel corpo senza vita di una giovane e bellissima Ninfa. Intristita dal veder morta una sì bella creatura, decise di farla rinascere, trasformandola in un fiore la cui bellezza sarebbe stata superiore a quella di tutti gli altri fiori. Si rivolse quindi agli dei, perchè la aiutassero nel suo compito. Afrodite le dette così la bellezza, le tre Grazie le donarono splendore, gioia e fascino; il marito di Khloris, Zefiro, il Vento dell'Ovest, soffiò via le nuvole in modo che Apollo, il Sole, la benedicesse inviandole i suoi raggi. Dioniso aggiunse il nettare ed il profumo. Il nuovo fiore fu chiamato rosa. Khloris raccolse infine alcune gocce di rugiada, e ne fece un diadema, incoronandola  regina di tutti i fiori. Afrodite donò le rose a suo figlio Eros, e divennero simbolo dell'amore. La rosa bianca (la Tua!) rappresentò da allora il fascino e l' innocenza; la rosa rossa l'amore e la passione.


One cloudy morning Chloris, the deity of flowers, walked through the woods and found the body of a beautiful nymph. Saddened to see such a lovely creature dead, she decided to give her new life by transforming her into a beautiful flower, surpassing all others in charm and beauty. She called on the other deities to help her with her task: Aphrodite, to give beauty, the three Graces, to bestow brilliance, joy and charm. Her husband, Zephyrus, the West wind, to blow away the clouds so that Apollo, the Sun, could send his blessing through his rays, and Dionysius to give nectar and fragrance. When the new flower was finished, the gods rejoiced over its charming beauty and delicate scent. Chloris collected a diadem of dewdrops and crowned the new flower, the rose, as the queen of all flowers. Aphrodite presented the rose to her son Eros, the deity of love. The white rose became the symbol of charm and innocence, and the red rose of love and desire.

martedì 24 maggio 2011

giovedì 19 maggio 2011

Non amare il ramo fiorito, non mettere nel tuo cuore la sua immagine sola.
Esso avvizzisce.
Ama l'albero intero, così amerai il ramo fiorito,
la foglia tenera e la foglia morta, il timido bocciolo ed il fiore aperto,
il petalo caduto e la cima ondeggiante,
lo splendido riflesso dell'amore pieno.
Ama la vita nella sua pienezza: essa non conosce decadimento.
J. Krishnamurti

domenica 15 maggio 2011

"Il silenzio che saremo
è l'unica arma contro questa inutilità"
Arnolfo Bandarello

domenica 8 maggio 2011

Tutto passa aldilà della nostra volontà e dei nostri sforzi inconcludenti, questa idiota nave divina Babele ci porta tutti quanti nessuno sa dove, poco sappiamo da dove siamo partiti, ma la cosa preoccupante tutti indaffarati, e nessuno conosce chi sia, e financo se ci sia, il timoniere, oddio, quello che in realtà facciamo è agitarsi su un palco sospeso nel niente... niente paura, ergo, perchè nulla è serio, ed il rosso di sera è già bel tempo domattina, e tutto accade, disperdendo azioni a complicare una memoria cosmica che è già fottuta, e come rimanere soggetto ed oggetto della memoria nello stesso tempo... e allora il niente, la visione e la consapevolezza del niente ti strapperanno dalla monotonia per lanciarti sulle sericee strade agli altri esseri precluse dalla loro stessa dispersione mentale... e scoprirai il nulla che anche lì soggiace, e lo penetrerai con l'immensa potenza della tua risvegliata coscienza... e finalmente, nulla nel nulla, sarai la forma integerrima su cui modellare la tua felicità.

  Arnolfo Bandarello

sabato 7 maggio 2011

Alberi e Dintorni first Birthday

The Mammoth Trees, Calavera Country, California. 1860, oil colour painting by Middleton, Strobridge & Co.





In this month it is one year I opened this Blog. It has been visited by people from Italy, Usa, Spain, Canada, Mexico, France, Germany, Ireland, UK, Croatia, Slovenia, Greece, Switzerland, Russian Federation, China, Japan, India, Hungary, Poland, Singapore, Malaysia, Hong Kong, Egypt, Iran and Ghana.
To me, it has been an amazing experience: it's a wonderful feeling to think that people from so far in the world, is "listening" and "watching" to my "productions" without knowing me, without any face to face contact.

I want to thank all of you

I take the chance to ask you to send me pics, tales or histories about any tree in the country where you leave, to be published here.
My e-mail: demopaco@yahoo.com

giovedì 5 maggio 2011

"Voglio farti quello che la primavera fa con gli alberi di ciliegio"
Pablo Neruda

"I want to do you what spring does with the cherry trees"
Pablo Neruda

domenica 1 maggio 2011

Storie di Alberi: la Farfalla sulla Luna


Tall Trees Grove. Redwood National Park, California

 “Venti furiosi divelsero grandi rami della sequoia millenaria, mandandoli a schiantarsi al suolo sessanta metri più sotto. La piattaforma superiore, dove vivevo, era collocata tra i rami a circa cinquantaquattro metri da terra, sei metri al di sotto della cima dell’albero, ed era completamente esposta alla tempesta. Non c’erano tegole a ripararla e nessun albero a proteggerla. Non c’era niente.
Mentre sferzavano tutt’attorno, i rami scuotevano l’incerata che mi serviva come riparo. Nevischio e grandine entravano tra i pezzi malconci che fungevano da tetto e da pareti. Ogni nuova folata scuoteva la piattaforma, minacciando di scaraventarmi oltre il bordo.
Ero atterrita. Lo ricordo ancora. Terrorizzata. (…) Lo spaventoso potere di Madre Natura mi aveva ridotto ad un’imbecille prostrata che combatteva la paura con una forchetta di carta.
Rigida per il terrore, non potevo immaginare come lo stare avvinghiata senza fiato ad una fragile piattaforma di legno fosse probabilmente la risposta alla preghiera che avevo mandato alla Creazione quel giorno sulla Lost Coast.
Avevo chiesto un consiglio su cosa fare della mia vita. Avevo chiesto uno scopo. Avevo chiesto di essere di aiuto. Ma certamente non avrei mai immaginato che la rivelazione che cercavo avrebbe contemplato l’andare a stare su un albero che rischiava di essere spezzato dalla furia della natura.
Tuttavia, abbastanza stranamente, la piega che prese la mia vita fu quella. Mentre sto scrivendo, all’età di venticinque anni, vivo da più di due anni su un’antica sequoia alta sessanta metri, collocata sulla proprietà della Pacific Lumber. Sono sopravvissuta a tempeste, minacce, solitudine e dubbi. Ho conosciuto la magnificenza e la devastazione di una foresta tra le più antiche della Terra. Vivo su un albero che si chiama Luna. Sto cercando di salvare la sua vita.
Credetemi, non era proprio quello che intendevo fare della mia vita”.

Julia Butterfly Hill e Luna

Con queste parole ha inizio la narrazione dell’incredibile vicenda di Julia Butterfly Hill, da lei stessa esposta nel libro “La ragazza sull’albero”. Nel 1997, durante un viaggio piuttosto casuale sulla costa californiana, Julia si imbatte nei millenari boschi di sequoia, e se ne innamora subito. Vede anche lo scempio prodotto dalla deforestazione ancora in corso, e decide di impegnarsi in qualche modo per la salvaguardia di questi meravigliosi patriarchi dell’umanità. Nel giro di pochi mesi, il destino la porta a salire una prima volta, per pochi giorni, su Luna, una sequoia antichissima che vive nella Contea di Humboldt, presso la cittadina di Stafford. Luna è un albero imponente e maestoso, visibile a miglia di distanza; sorge vicino al crinale di una collina pesantemente percorsa dal taglio della foresta da parte della Pacific Lumber, la principale compagnia forestale della California, ed è lei stessa destinata ad essere abbattuta. Luna è già un albero “occupato”: salire su di un albero, e rimanervi per alcuni giorni, occupandolo, è una delle poche risorse a disposizione degli attivisti  dei movimenti ambientalisti nordamericani per ritardarne il taglio, richiamando contemporaneamente l’attenzione dell’opinione pubblica.
Quando Julia, che ha già assunto il suo “nome di battaglia”  Butterfly (farfalla), sale ancora su Luna, a metà dicembre del 1997, non immagina assolutamente che ne discenderà solo la bellezza di 738 giorni dopo!

“Gli alberi nella tempesta non cercano di stare diritti ed eretti. Permettono a se stessi di piegarsi e di essere battuti dai venti. Capiscono il potere del lasciarsi andare; quelle piante e quei rami che cercano con troppa forza di resistere, sono quelli che si spezzano. Ora, Julia, non è il momento di essere forte o anche tu ti spezzerai. Impara il potere degli alberi. Lasciati andare. Abbandonati. E’ il modo per riuscire a superare questa tempesta. Ed è anche il modo per superare le tempeste della vita.
(…) Su Luna i giorni buoni erano fantastici al punto che le labbra mi si aprivano al sorriso senza controllo. I giorni brutti erano talmente terribili che solo lacrime uscivano dai miei occhi e dal mio cuore: erano giornate fatte di vento forte, di pioggia, di nevischio e di ghiaccio, di motoseghe azionate in distanza, di autogrù, con il loro incessante bip-bip, che raccoglievano tronchi, di elicotteri che violavano il fianco della collina”.

Tall Trees Grove. Redwood National Park, California
Nel suo lungo soggiorno Julia dovrà fare fronte non solo alle difficoltà ambientali, alla solitudine, ed ai rigori di due lunghi inverni, ma anche agli estenuanti tentativi  degli addetti della Pacific Lumber per farla scendere, e procedere quindi al taglio della pianta. Verrà disturbata con rumori e luci accese durante la notte, intimidita dal volo fuorilegge di elicotteri vicino alla sua postazione; Luna verrà messa sotto assedio per molti giorni e gli verranno bloccati i rifornimenti (anche se i suoi compagni riusciranno abilmente a superare il blocco!). Julia ha ovviamente l’appoggio di un gruppo di attivisti che si preoccupa di fornirle ogni tipo di supporto necessario. Con il proseguire dell’occupazione, la storia di Julia acquista progressivamente una risonanza sempre più vasta in tutti gli Stati Uniti ed anche a livello internazionale, grazie alla diffusione che ne fanno dapprima emittenti radio e quotidiani locali, e poi network radiofonici e televisivi, magazines e quotidiani nazionali. Molte persone, tra cui personaggi famosi, cominciano a farle visita, del suo caso si interessano anche alcuni parlamentari del Congresso. Il mondo intero è affascinato dalla figura di questa ragazzina che ha fatto di un albero la sua casa, con il nobile scopo di salvarlo dalla morte. La pressione dell’opinione pubblica, e la pericolosa perdita di immagine che sta comportando la vicenda, costringe la Pacific Lumber ad iniziare un dialogo con Julia, anche se il processo appare assai lento, e da inizio del tutto informale. Dopo una lunga serie di contatti, mediazioni e rinvii, il 18 dicembre 1999 viene finalmente firmato e registrato, tra rappresentanti della Compagnia e di Julia, un accordo che prevede la protezione perpetua di Luna e di una piccola zona a lei circostante.
Julia ha vinto la sua battaglia. Felice e sfinita, scende dalla sua Luna.

“Luna mi ha cambiato. Vivendo su questo albero, ho ricordato come ascoltare, come sentire il mondo e la Creazione che mi parlavano. Ho ricordato come sentire la connessione e la consapevole unicità che è sepolta profondamente dentro di noi.(…) Nessuna persona, nessun affare e nessun governo ha il diritto di distruggere il dono della vita. Nessuno ha il diritto di rubare al futuro per avere oggi un rapido guadagno. Basta. E’ arrivato il momento in cui noi umani dobbiamo ritornare a vivere solo nell’interesse della Terra, invece di allontanarci dall’obbiettivo. Ed è ora di restituire parte del capitale che abbiamo già rubato.
E’ nostra responsabilità sostenere la vita che abbiamo sprezzantemente dissipato e non importa quali saranno le conseguenze. Quindi io continuerò a tenere alta la luce anche in mezzo all’oscurità totale. Continuerò a credere che l’amore è la risposta, l’amore è il potere, l’amore è la verità.
La Creazione non provoca  disordine. Non funziona così: “Oh, non volevo che succedesse”. Quando sradichi una pianta dalle radici che la collegano alla terra e alla vita, la pianta muore. E lo stesso avviene quando togliamo le radici che ci mettono in connessione con l’amore della Creazione: anche noi moriamo”.

Tall Trees Grove. Redwood National Park, California
Con il nome Sequoia, si identificano in italiano due specie diverse che, pur presentando diverse similitudini e facendo parte della stessa famiglia (Taxodiaceae), sono distinte in due differenti generi: la Sequoia sempervirens, cui appartiene Luna, e la Sequoiadendron giganteum, che vive nelle montagne californiane della Sierra Nevada. La prima è chiamata negli Stati Uniti Coast Redwood, o semplicemente Redwood, la seconda Giant Sequoia, ma anche Bigtree, Sierra Redwood e Mammoth Tree. L’areale della S. sempervirens è limitato ad una stretta fascia a ridosso dell’Oceano Pacifico, compresa quasi totalmente nello stato della California (con una escursione di pochi chilometri in Oregon): essa si estende per circa 450 km in direzione nord-sud, spingendosi fino ad una trentina di km dall’oceano. In tale localizzazione la sequoia trova le condizioni ecologiche ottimali per la sua vita, in particolare una adeguata umidità del suolo durante tutto l’anno, propiziata dalle nebbie e quindi dalle precipitazioni occulte generate dall’incontro delle masse d’aria cariche di umidità, provenienti dall’Oceano, con le alte e dense chiome degli alberi. Le foreste primarie di Coast Redwood (ovvero quelle mai interessate da interventi antropici) sono formate da individui plurisecolari ed anche millenari (fino a 2.000 anni), che raggiungono e superano spesso l’impressionante altezza di 100 metri, originando, in associazione con altre specie arboree quali la douglasia, la picea di Sitka e la Tsuga heterophylla, ecosistemi particolarmente complessi e dotati di elevatissima biodiversità floristica, animale e microbiologica. Sono di questa specie gli individui che detengono il primato di altezza nel mondo vegetale: la più alta conosciuta è attualmente una sequoia che vive nel Tall Trees Grove, nel Redwood National Park, e che nel 2006 misurava 115,6 metri.

Archivio della Library of Congress. Il taglio delle sequoie. Inizi del 1900
A causa delle ottime proprietà tecnologiche del suo legno, che migliorano oltretutto con l’avanzare  dell’età dell’albero, e della enorme quantità di legname ritraibile da un singolo individuo, e comunque dalle utilizzazione di piccole superfici, le foreste di sequoia hanno conosciuto un intenso sfruttamento da parte dell’industria del legno sin dall’epoca della loro “scoperta”, che risale ai tempi della corsa all’oro e della colonizzazione dell’ovest degli USA, a metà del 1800. La maggior parte delle cittadine della west coast sono state edificate impiegando legname di sequoia. Già nei primi anni del ‘900, quattro donne della città di Eureka fondano la Save the Redwoods League, che continua tuttora le sue attività, finalizzate a tutelare il patrimonio delle foreste di Redwood. Nonostante oltre un secolo di serrata opposizione da parte delle popolazioni locali e nazionali, e dei movimenti ambientalisti di tutti gli Stati Uniti, in 150 anni è stata tagliata il 97% della superficie originariamente occupata dalla foresta primaria. Attualmente la sequoia trova protezione integrale, in un sistema frammentato di aree protette di vario tipo, pubbliche e private, su circa 117.000 ettari; 40.000 circa sono gli ettari occupata dalla foresta di crescita secolare, e non tutta questa superficie è stata ancora sottoposta a tutela integrale.

Archivio della Library of Congress. Humboldt Sequoia, 1905
Nell’estate del 2009 ho avuto la fortuna ed il privilegio di camminare dentro le impressionanti foreste di Sequoia. Definirle Santuari della Natura mi appare tutt’altro che una figura retorica: al loro interno si percepisce chiaramente una tensione che lascia con il fiato sospeso, una manifestazione ancestrale del potere della Madre Terra, un flusso di vibrazioni energetiche proprie di un superorganismo. La dimensione in cui ci si trova inevitabilmente proiettati è metafisica e fortemente spirituale: siamo senza dubbio al cospetto di una di quelle porte di passaggio tra materia e spirito, tra umano e divino, tra terra e cielo, tanto care alle credenze religiose delle più antiche culture del Pianeta. La permanenza ed il recupero di queste antichissime foreste si impone non solo nell’ottica di proteggere un incredibile ecosistema, fondamentale ai fini della sopravvivenza di numerose specie, alcune oramai a rischio di estinzione, e dell’assetto idrogeologico complessivo dei territori interessati, ma anche per il dovere morale di preservare un patrimonio naturale culturale e spirituale unico ed irripetibile, ad uso e godimento delle generazioni future, e per quella parte di umanità che crede ancora nella supremazia dei valori spirituali e di amore per la Madre Terra, sopra quelli materiali ed economici.

“Si, una persona può fare la differenza. Ciascuno di noi la fa”

Julia Butterfly Hill            La Ragazza sull’Albero (Casa Editrice Corbaccio,  Milano 2000, ISBN 88-7972-435-5)