domenica 4 settembre 2011

Storie di Alberi: il Rito Arboreo della Pitu


Girovagando per il Parco Nazionale del Pollino, mi sono casualmente imbattuto in un rito arboreo praticato nel Comune di Viggianello (Potenza), che, pur non essendo unico, in quanto in uso anche in altri paesi limitrofi, appare quanto meno singolare ed interessante. Si tratta di un rituale, conosciuto anche con il nome di Traino della Cuccagna, che nella sua essenza si perde nella notte dei tempi, ed è chiaramente di matrice pagana, sebbene sia stato sincreticamente riassorbito nel seno della religione cattolica, e fatto coincidere con i festeggiamenti di San Francesco di Paola, patrono di Viggianello, l'ultima domenica di agosto. Il mercoledì precedente, dopo avere ricevuto la benedizione nella chiesa patronale, un nutrito gruppo di uomini e donne di tutte le età si reca nei boschi del Monte Pollino, dove si accampa, trascorrendo la notte tra musica e balli, ed ovviamente mangiando e bevendo in quantità industriali. Il giovedì mattina si procede al taglio della "pitu", un albero di faggio di oltre 20 metri di lunghezza, e di un mezzo metro di diametro. L'albero viene sramato ed accuratamente squadrato, e con il legname residuale vengono realizzati sul posto utensili vari (i più gettonati essendo almeno quest'anno le pale per infornare il pane).

Allestimento della Pitu
La Pitu
Il tronco di faggio viene quindi trasportato fino al Piano del Visitone, un ampio pianoro dove sorge l'accampamento. Il venerdì mattina si procede al taglio della "rocca", un altro albero di dimensioni uguali al primo, e che anticamente era di abete bianco, ma che oggi, vista la rarefazione nella zona di questa specie, è stato sostituito da un altro faggio. Nel pomeriggio comincia il trasporto dei due fusti, trainati da dodici coppie di enormi buoi, animali cari a San Francesco, fatti venire appositamente dalla Maremma, ed adornati con ghirlande di fiori e ramoscelli di abete. I due gruppi vengono chiamati "pitisti" e "rocchisti"; la sera fanno sosta nelle località di Torno e di Prestio, dove la notte trascorre in allegria tra musica, balli, libagioni e vino. Il tragitto fino a Viggianello è lungo una ventina di chilometri, ed è assai impegnativo per i conduttori dei buoi, chiamati gualani, costretti in molte curve a movimentare a mano i tronchi.

Una delle dodici coppie di buoi
Manovra in curva
Il traino
Il sabato pomeriggio si giunge finalmente a Viggianello, dove davanti alla chiesa del Santo si è radunata una grande folla in attesa, autorità comprese. La stanchezza ed il molto vino scorso favoriscono l'esaltazione dei gualani, oramai prossimi alla meta, che incitano continuamente i buoi affidati. Le donne locali si prodigano per offrire a tutti bevande e dolcetti casalinghi, così come avviene sull'uscio delle case prospicienti l'ultimo tratto del percorso. Gli alberi vengono poi trainati nella parte più bassa del paese laddove, la domenica mattina, vengono innalzati uno sopra l'altro, andando la pitu a costituire la parte maschile, e la rocca quella femminile. In questa ottica, il tutto appare come un rito propiziatore di fertilità, il principio maschile e quello femminile, Shiva e Shakti, che si uniscono per ricominciare un nuovo ciclo annuale di vita. L'abete bianco è in molte tradizioni legato alla fertilità, mentre la stessa cosa non si può dire del faggio, la cui scelta è probabilmente legata al fatto che è una delle specie più diffuse ed importanti dell' area. Ci si potrebbe aspettare che un siffatto rito avvenisse in primavera, ma probabilmente l'aggiustamento è dovuto al sincretismo. Nel vicino paese di Rotonda il traino, che si dice sia più antico di quello di Viggianello, appare più calibrato ai ritmi stagionali, e si tiene infatti la prima domenica dopo Pasqua. Un tempo, in occasione della festa, veniva distribuita anche legna da ardere ai cittadini, ed il corteo era accompagnato da musicisti che suonavano strumenti tipici locali, quali l'organetto e la zampogna. Nonostante le inevitabili concessioni alla modernità (esbosco con trattore dei tronchi, musica lanciata a palla da un potente sound system montato su una jeep, presenza di macchine di supporto), l'atmosfera dell'evento appare incredibile soprattutto per la partecipazione popolare; in questa occasione ritornano a Viggianello anche molti dei suoi figli che la povertà passata ha costretto ad emigrare.


1 commento:

  1. P.S.
    Questa festa non è una festa fatta per i turisti, ma una tradizione ben viva a cui i paesani sono molto legati. Oddio, siamo stati ben considerati ed anche discretamente foraggiati di dolci e vino, e la meravigliosa lentezza della gente lucana ha prodotto lunghe e quiete conversazioni col sorriso sul volto. Ma la festa resta cosa loro, e valorizza, se ce ne fosse bisogno, la splendida natura e cultura di questa sorprendente terra. Quanta distanza dai monti, seppur meravigliosi, della terra trentina visitata pochi giorni prima, dove, non me ne vogliano, ma la accettino come una provocazione positiva, anche il respiro delle venti sembra voler compiacere il turista.
    Ritornando alla macchina, ho incontrato un signore di mezza età che, con le lacrime agli occhi, sicuramente dovute anche al troppo vino, mi ha detto:
    "Ho dovuto lasciare questa terra perchè c'era troppa miseria. Ma ogni anno, per questa festa, non posso fare a meno di tornare, ricordando che quando ero bambino era uno dei pochi giorni felici dell'anno".

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