domenica 25 novembre 2012

Alberi Sacri dell'India: il Banyan, Albero dei Desideri

Da sinistra: pagina superiore delle foglie, frutto, pagina inferiore delle foglie di Banyan


“ Come l’enorme albero di Nyagrodha è compresso in un piccolo seme,
così al momento della sua dissoluzione l’intero universo
è compresso in Te, o Vishnu.
Così come il Nyagrodha germina dal seme e diventa prima un piccolo germoglio,
per innalzarsi quindi verso l’alto,
così il mondo procede da Te, e si espande in grandezza “
(Vishnu Purana)

Appartenente alla stessa famiglia (Moraceae) e genere, il Banyan (Ficus benghalensis L.) condivide con il Peepal (vedi post Alberi Sacri dell’India: il Peepal, Albero della Vita) non solo diverse modalità di vita e caratteristiche botaniche, ma anche la devozione e l’amore degli indiani, ed il primato tra gli alberi sacri. Originario del sub-continente indiano e del Pakistan, è stato diffuso dall’uomo in tutta l’Asia tropicale, ed altrove: numerose sono le piante, per esempio, che vivono a Mauritius, giunte al seguito della folta comunità indiana immigrata nell’isola.

Banyan nelle campagne di Orchha. Madhya Pradesh, India
La caratteristica più appariscente della specie (anche se non esclusiva, poiché tipica di altri taxa del genere Ficus) è la produzione costante e massiccia di radici aeree, che si originano dai rami degli individui adulti. Queste crescono lentamente verso il basso, sfruttando anche l’umidità presente nell’atmosfera, finché giungono al suolo e vi penetrano, diventando, per aspetto e funzione, un vero e proprio fusto. Il significato del nuovo tronco non è tanto quello di formare un albero indipendente, quanto di fungere da sostegno alla crescita e all’espansione in orizzontale della branca che lo ha generato. In questo modo il Banyan si allarga continuamente verso l’esterno, potendo l’area coperta dalla chioma raggiungere dimensioni incredibili: diviene un “albero foresta”, composto da un grande fusto centrale, e da innumerevoli fusti secondari, a guisa di colonne di un tempio, di dimensioni ed età variabili. Le particolari modalità di accrescimento ne fanno una tra le specie con maggiori dimensioni della chioma al mondo. Lo stesso tronco principale appare come un amalgama fatto di costole spiralate, ex radici aeree che vi si sono saldate durante la loro discesa. 

Ficus benghalensis: radici aeree giovanili, in fase di discesa

Ficus benghalensis: radici aeree adulte, "radicate"
Nel “Chandra Bose Botanical Garden “ di Shibpur, a Calcutta, abita un Ficus benghalensis di oltre 200 anni di età, formato, all’anno 2005, da 2.880 radici che hanno raggiunto il suolo; la sua chioma ha una circonferenza di 450 metri, e copre una superficie di quasi 14.500 metri quadrati. La tradizione vuole che questo albero sia nato nel 1782 da un seme depositato da un uccello su una palma da datteri: le radici, crescendo lungo il fusto della palma, la hanno completamente avvolta e quindi uccisa. In effetti, è questa un’altra peculiarità del Banyan, che lo annovera nel gruppo dei cosiddetti “strangler figs” (fichi strangolatori), piante i cui semi sono capaci di germinare nelle fessure dei rami della chioma di altre piante (od anche nelle crepe di edifici o rocce; vedi anche, sull’argomento il post AlberiSacri dell’India: il Peepal, Albero della Vita). Un altro grande Banyan, chiamato Kabir Vad, vive su di un'isola del fiume Narmada, a nord di Bombay: in uno scritto del 1780 era già accreditato di oltre 600 anni, con più di 3.000 radici aeree, e circa 600 metri di circonferenza. Si dice anche che abbia ospitato sotto le sue fronde l’armata di settemila uominidi Alessandro Magno, durante la sua campagna d'India.

lunedì 5 novembre 2012

Lo Stato delle Foreste del Mondo e la Deforestazione



Nel nostro pianeta, le foreste coprono una superficie totale di circa 4 miliardi di ettari (40 milioni di km2), corrispondenti al 31% delle terre emerse. Come si può vedere dalla successiva immagine, esse si distribuiscono su due grandi fasce geografiche, una a cavallo dell’equatore (foreste umide equatoriali dell’ Amazzonia, Africa ed Indonesia, composte da latifoglie), l’altra in corrispondenza delle latitudini medio alte dell’emisfero boreale (su cui vive alle medie latitudini la foresta di caducifoglie, e nella zona circumpolare, la sterminata taiga, costituita quasi esclusivamente da conifere).
I cinque stati con maggiore copertura forestale sono, nell’ordine, Russia, Brasile, Canada, Stati Uniti e Cina, i cui boschi occupano oltre metà dell’intera superficie forestale mondiale. Dieci paesi non hanno alcuna foresta entro i propri confini; in altri 54 la superficie boscata è inferiore al 10% di quella complessiva del paese.

Distribuzione delle foreste nel mondo. Fonte: Global Forest Resources Assessment FAO 2010
Questi dati emergono dal FRA 2010 (Global Forest Resources Assessment – Valutazione delle Risorse Forestali del Mondo), monitoraggio sullo stato delle foreste mondiali realizzato nel 2010 dalla FAO (per consultare il documento originale, cliccare qui). Dal 1946 la FAO si occupa, attraverso i propri stati membri, di valutare la situazione delle foreste mondiali ad intervalli di tempo che attualmente si ripetono ogni cinque anni. Il FRA 2010 è il monitoraggio più completo ed accurato realizzato fino ad oggi: ha interessato 233 Paesi, considerando oltre 90 variabili relative alle foreste, e facendo ampio uso del remote sensing, in particolare di immagini satellitari all’infrarosso di alta risoluzione.

Tra tutti i dati riportati, appare alquanto drammatico quello che riguarda il tasso annuo di deforestazione globale, che nella decade 2000/2010 ha raggiunto i 13 milioni di ettari all’anno. Si tratta di 130.000 km2, una superficie che corrisponde a quella dell’Intera Grecia! Ogni minuto sul nostro pianeta viene persa un’area di foresta pari a quella di 40 campi da calcio. La deforestazione è dovuta in massima parte all’azione dell’uomo (vedi oltre), e secondariamente alle catastrofi naturali. La situazione è comunque migliorata rispetto alla decade 1990/2000, quando la perdita di foreste si era attestata sui 16 milioni di ettari annui. Il Brasile e l’Indonesia, che nella decade 1990/2000 avevano avuto il più alto tasso di perdita netta, tra il 2000 ed il 2010 lo hanno ridotto significativamente, mentre l’Australia lo ha aumentato a causa di ripetuti anni di siccità e del ripetersi di incendi disastrosi.


Alla deforestazione si oppone l’espansione naturale del bosco nelle aree agricole abbandonate (fenomeno in corso soprattutto in Europa), ed il rimboschimento da parte dell’uomo di terreni nudi (nell’ultima decade, in Cina, ad esempio, sono stati intrapresi enormi programmi di rimboschimento, che hanno interessato milioni di ettari di terreni nudi).
Il bilancio tra le due voci anteriori (differenza tra aree deforestate ed aree rimboschite più aree riconquistate dal bosco) porta ad una perdita netta annua di 5,2 milioni di ettari di area forestale (superficie pari a quella della Bosnia Erzegovina). Tale perdita era stata di 8,3 milioni di ettari nel 1990/2000.
Nella seguente figura  sono visualizzati i dati regionali, relativi alla perdita netta annua nelle decadi 1990/2000 e 2000/2010. Nell’ultima decade, Il Sud America (- 4 milioni ha/anno) e l’Africa (- 3,4 milioni ha/anno), continuano ad avere il più alto tasso di deforestazione nel mondo. Anche l’Oceania ha visto aumentare le sue perdite, per i già citati eventi che hanno riguardato l’Australia. L’area occupata da foreste è rimasta pressoché stabile in Nord e Centro America, mentre in Europa (+700.000 ha/anno) si consolida l’espansione, anche se con un ritmo minore rispetto alla precedente decade (che aveva visto un aumento netto di 900.000 ha/anno). L’Asia, infine, passa da una perdita netta di 600.000 ha/anno degli anni ’90, ad un guadagno netto di 2,2 milioni ha/anno, a causa dei rimboschimenti in Cina, e nonostante le alte perdite dell’Asia meridionale e sud-orientale. 

Cambiamenti annuali nella superficie forestale regionale 1990/2010 e 2000/2010. Fonte: Global Forest Resources Assessment FAO 2010
La successiva immagine illustra invece i cambiamenti annuali nella superficie forestale dei singoli  paesi.

Cambiamenti annuali nella superficie forestale dei paesi, 2005/2010. Fonte: Global Forest Resources Assessment FAO 2010
Un altro dato, al contempo interessante ed importante, riguarda la quantità di carbonio immagazzinata nella biomassa delle foreste mondiali, che assommerebbe a 289 miliardi di tonnellate. Tra il 2005 ed il 2010 è stata stimata una perdita di carbonio contenuto nelle piante (e riversato nell’atmosfera sotto forma di CO2) pari a 500 milioni di tonnellate: tutto questo, ovviamente, in conseguenza della riduzione della superficie forestale.