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giovedì 30 luglio 2015

Corteccia Marina


Betula pendula var. oycowiensis

domenica 19 luglio 2015

sabato 11 luglio 2015

Le Origini del Culto degli Alberi in India: la Civiltà di Harappa


Laila con i suoi amici in visita all'emaciato Majnun. Dipinto su carta 1740 - 1750 ca. National Museum, New Delhi

La lunga storia degli Alberi sacri dell’India comincia ufficialmente circa 5.000 anni fa nel misterioso scenario della civiltà dell’Indo, conosciuta anche come civiltà di Harappa, dal nome di quella che fu una delle sue città più importanti. Si trattò di una civiltà assai sviluppata e progredita, fiorita nelle valli dei fiumi Indo e Saraswati (quest’ultimo scomparso in epoca imprecisata, probabilmente a causa di un tremendo terremoto), nell’area geografica attualmente a cavallo del confine meridionale tra India e Pakistan. Contemporanea delle civiltà mesopotamiche, cretesi e dell’antico Egitto, e costituita da popolazioni pre-ariane, provenienti dalle regioni orientali del Belucistan, si caratterizzò nella sua fase di massimo splendore (circa dal 2.600 al 2.000 a.C.) come la prima civiltà urbana nella storia dell’umanità. Le sue città principali, Harappa e Moenhjodaro, i cui resti vennero alla luce nel corso di scavi archeologici intrapresi a partire dal 1922, ed i numerosi altri centri urbani, non erano città stato come quelle delle culture sopra citate, ma facevano parte di un tessuto integrato, una sorta di “impero” (anche se non abbiamo alcuna evidenza di un potere temporale di tipo regale o sacerdotale), che comprendeva anche estese aree rurali, costellate di molteplici villaggi. I resti emersi dagli scavi, rivelano città dalla raffinata struttura urbanistica: costruite in mattoni e pietra, erano dotate di un efficace sistema di approvigionamento, distribuzione e scarico delle acque, e di una capillare viabilità interna, formata da ampie strade che si incrociavano ad angolo retto, e da vicoli secondari che davano accesso alle costruzioni interne. Tutte le città erano costituite da una parte alta, posta su piattaforme artificiali di terra battuta, chiamata “cittadella”, che ospitava tra l’altro  edifici di carattere religioso-cerimoniale, e da una parte bassa, destinata alle abitazioni del popolo ed alle botteghe; il tutto era circondato da mura fortificate. La popolazione urbana, che si stima in alcuni siti abbia raggiunto le 30.000 unità, si dedicava all’artigianato ed al commercio [1]; nelle aree rurali si coltivava grano, cotone, sesamo e piselli, e si allevavano animali, tra cui il bufalo ed il cavallo. Gli harappiani ebbero anche una discreta attività artistica, rivelata nelle ceramiche, nelle statuine antropomorfe o di animali, fatte di metallo o terracotta, oppure scolpite nell’avorio, nei gioielli in oro ed argento, in vari manufatti di rame o di bronzo. Elaborarono uno dei primi sistemi di scrittura dell’umanità, composta da circa 450 simboli ideografici, e che a causa della frammentarietà dei reperti pervenutici, non è ancora stata decifrata.

venerdì 10 luglio 2015

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