Un Fau (Fagus sylvatica var. tortuosa) della Foresta di Verzy |
I Faggi della foresta francese di Verzy sono tra le creature più bizzarre e stupefacenti che sia dato di incontrare nell’intero mondo vegetale. Piccoli alberi, alti non più di 5 – 6 metri, assumono forme completamente diverse da quelle alte e slanciate a cui siamo abituati per questa specie. I loro fusti contorti e tormentati si avvitano sinuosi nell’aria, allargandosi e restringendosi a formare improbabili figure; i rami si uniscono e si saldano volentieri tra loro, abbracciandosi anche ad altri alberi, per svilupparsi poi in complicate volute, ghirigori ed arabeschi. Le chiome intricate e fitte di rametti ricordano la maglia di un tessuto ed assumono portamento piangente, inviando le copiose fronde verso terra, tanto che gli alberelli più bassi hanno il tronco circondato da dense ed impenetrabili cupole estese fino al suolo.
In Francia questi alberi sono ovunque noti come “Faux de Verzy”: faux (singolare fau) è il nome che veniva dato ai Faggi adulti nel medioevo, direttamente proveniente dalla lingua degli antichi Galli. (Non significa invece “falci”, come si trova tradotto in diversi testi. Io stesso, in alcuni post passati, sono incappato in questo errore, e ne chiedo umilmente venia). Comunemente in lingua francese viene fatto riferimento ai Faux con l’appellativo di “tortillard”, termine utilizzato anche nella letteratura scientifica, che significa contorto, tortuoso, ma anche bizzarro o stravagante. Nel 1861 il botanico Pepin li separò in un’entità botanica a parte, considerandoli una varietà del Faggio comune, varietà a cui venne dato il significativo nome di tortuosa (Fagus sylvatica varietà tortuosa). Nella foresta di Verzy sono stati censiti circa 800 esemplari tortillard, ed il 90% di essi sono protetti in una Riserva Biologica Orientata la quale, istituita nel 1981 dall’Office National de Forêts, copre attualmente una superficie di circa 57 ha. Per salvaguardare i Faux dall’impatto delle migliaia di persone che ogni anno visitano la Riserva (si parla di più di 200.000 visitatori l’anno), è stato allestito un percorso dotato di recinzioni in legno, oltre che di cartelli illustrativi e panchine. Le recinzioni, pur mantenendo la visibilità degli alberi, impediscono il calpestio dei turisti alla base delle piante, fattore deleterio per la loro conservazione a causa del compattamento del terreno, che a lungo andare impedisce gli scambi gassosi e la penetrazione e lo smaltimento nel sottosuolo dell’acqua piovana. Gli interventi selvicolturali all’interno della Riserva mirano alla conservazione ed alla propagazione dei Faux, attraverso un oculato taglio delle specie concorrenti e la ripulitura dagli arbusti e dalle erbe del sottobosco. I Faux possono riprodursi per seme, ma con una certa difficoltà, poiché pochi sono i semi fertili, ed anche perché non sempre il carattere tortillard si mantiene nella discendenza. La riproduzione avviene quindi prevalentemente per via vegetativa, o attraverso l’emissione di nuovi fusti da parte delle radici, che si affrancano dalla pianta madre e vanno a costituire un nuovo individuo, o per radicazione dei rami che toccano terra, e che originano anche essi un nuovo albero autonomo. Non si ha alcuna idea del numero di individui del nucleo originario che ha dato origine al popolamento: è possibile addirittura che si tratti di uno solo! Nonostante la voce popolare, tanto per cambiare, attribuisca agli alberi età che rasenterebbero il millennio, l’età massima misurata su grossi esemplari caduti si attesta intorno ai 300 anni, in accordo con l’aspettativa di vita del Faggio comune. Il fenomeno dei Faux non è esclusivo di Verzy, ma si ritrova in altri luoghi della Francia e d’Europa (in Germania a Süntel, presso Hannover, ed in Svezia a Dalby Soderskogs, vicino Malmoe). In Italia sembra appartenere alla stessa varietà il famosissimo Faggio di San Francesco a Rivodutri, in provincia di Rieti. Personalmente credo ce ne siano altri sparsi nelle faggete appenniniche, la cui forma è normalmente imputata agli effetti del vento e della neve. La popolazione europea è comunque stimata in 1.550 esemplari: dal dato emerge l’importanza naturalistica di Verzy, visto che ne ospita più della metà. Interessante è anche il fatto che una decina di Querce e qualche Castagno che vivono nella foresta presentano anch’essi il carattere tortillard.
Situata nel cuore del Parco Naturale Regionale della Montagna di Reims, la foresta demaniale di Verzy si estende su di una superficie di 1.032 ha, e prende il nome dal piccolo paese che si trova presso i suoi confini orientali. Dista una ventina di chilometri in direzione sud da Reims, la città della Marna famosa per la cattedrale, gioiello dell’architettura gotica, in cui vennero incoronati tutti i re di Francia a partire dal 987 e fino all’anno 1825. La città è anche la capitale della regione dello Champagne, e la stessa Verzy, circondata dalle caratteristiche vigne a ceppi bassi e filari stretti, vanta oltre 40 produttori del famoso vino. Nel complesso della foresta il Faggio è specie relativamente secondaria (circa il 14% del totale): le Querce (Farnia e Rovere) la fanno da padrone (66 %), ma c’è anche una discreta partecipazione di conifere (Abete bianco, Abete rosso e Pino silvestre) e di altre latifoglie (Castagno, Salicone, Betulla). Per chi viene dall’Italia risulterà assai strano trovare certe specie ad un’altitudine così bassa (si va dai 185 mslm ad una quota massima di 288 metri): è quindi opportuno ricordare che all’aumentare della latitudine si producono variazioni climatiche uguali a quelle che si hanno salendo di quota.
In Francia questi alberi sono ovunque noti come “Faux de Verzy”: faux (singolare fau) è il nome che veniva dato ai Faggi adulti nel medioevo, direttamente proveniente dalla lingua degli antichi Galli. (Non significa invece “falci”, come si trova tradotto in diversi testi. Io stesso, in alcuni post passati, sono incappato in questo errore, e ne chiedo umilmente venia). Comunemente in lingua francese viene fatto riferimento ai Faux con l’appellativo di “tortillard”, termine utilizzato anche nella letteratura scientifica, che significa contorto, tortuoso, ma anche bizzarro o stravagante. Nel 1861 il botanico Pepin li separò in un’entità botanica a parte, considerandoli una varietà del Faggio comune, varietà a cui venne dato il significativo nome di tortuosa (Fagus sylvatica varietà tortuosa). Nella foresta di Verzy sono stati censiti circa 800 esemplari tortillard, ed il 90% di essi sono protetti in una Riserva Biologica Orientata la quale, istituita nel 1981 dall’Office National de Forêts, copre attualmente una superficie di circa 57 ha. Per salvaguardare i Faux dall’impatto delle migliaia di persone che ogni anno visitano la Riserva (si parla di più di 200.000 visitatori l’anno), è stato allestito un percorso dotato di recinzioni in legno, oltre che di cartelli illustrativi e panchine. Le recinzioni, pur mantenendo la visibilità degli alberi, impediscono il calpestio dei turisti alla base delle piante, fattore deleterio per la loro conservazione a causa del compattamento del terreno, che a lungo andare impedisce gli scambi gassosi e la penetrazione e lo smaltimento nel sottosuolo dell’acqua piovana. Gli interventi selvicolturali all’interno della Riserva mirano alla conservazione ed alla propagazione dei Faux, attraverso un oculato taglio delle specie concorrenti e la ripulitura dagli arbusti e dalle erbe del sottobosco. I Faux possono riprodursi per seme, ma con una certa difficoltà, poiché pochi sono i semi fertili, ed anche perché non sempre il carattere tortillard si mantiene nella discendenza. La riproduzione avviene quindi prevalentemente per via vegetativa, o attraverso l’emissione di nuovi fusti da parte delle radici, che si affrancano dalla pianta madre e vanno a costituire un nuovo individuo, o per radicazione dei rami che toccano terra, e che originano anche essi un nuovo albero autonomo. Non si ha alcuna idea del numero di individui del nucleo originario che ha dato origine al popolamento: è possibile addirittura che si tratti di uno solo! Nonostante la voce popolare, tanto per cambiare, attribuisca agli alberi età che rasenterebbero il millennio, l’età massima misurata su grossi esemplari caduti si attesta intorno ai 300 anni, in accordo con l’aspettativa di vita del Faggio comune. Il fenomeno dei Faux non è esclusivo di Verzy, ma si ritrova in altri luoghi della Francia e d’Europa (in Germania a Süntel, presso Hannover, ed in Svezia a Dalby Soderskogs, vicino Malmoe). In Italia sembra appartenere alla stessa varietà il famosissimo Faggio di San Francesco a Rivodutri, in provincia di Rieti. Personalmente credo ce ne siano altri sparsi nelle faggete appenniniche, la cui forma è normalmente imputata agli effetti del vento e della neve. La popolazione europea è comunque stimata in 1.550 esemplari: dal dato emerge l’importanza naturalistica di Verzy, visto che ne ospita più della metà. Interessante è anche il fatto che una decina di Querce e qualche Castagno che vivono nella foresta presentano anch’essi il carattere tortillard.
Situata nel cuore del Parco Naturale Regionale della Montagna di Reims, la foresta demaniale di Verzy si estende su di una superficie di 1.032 ha, e prende il nome dal piccolo paese che si trova presso i suoi confini orientali. Dista una ventina di chilometri in direzione sud da Reims, la città della Marna famosa per la cattedrale, gioiello dell’architettura gotica, in cui vennero incoronati tutti i re di Francia a partire dal 987 e fino all’anno 1825. La città è anche la capitale della regione dello Champagne, e la stessa Verzy, circondata dalle caratteristiche vigne a ceppi bassi e filari stretti, vanta oltre 40 produttori del famoso vino. Nel complesso della foresta il Faggio è specie relativamente secondaria (circa il 14% del totale): le Querce (Farnia e Rovere) la fanno da padrone (66 %), ma c’è anche una discreta partecipazione di conifere (Abete bianco, Abete rosso e Pino silvestre) e di altre latifoglie (Castagno, Salicone, Betulla). Per chi viene dall’Italia risulterà assai strano trovare certe specie ad un’altitudine così bassa (si va dai 185 mslm ad una quota massima di 288 metri): è quindi opportuno ricordare che all’aumentare della latitudine si producono variazioni climatiche uguali a quelle che si hanno salendo di quota.
La foresta entra nella narrazione storica alla fine
del VI secolo, quando Saint Basle, monaco evangelizzatore accreditato di
diversi miracoli, vi costruisce un oratorio ed una minuscola cella dove si
ritira in eremitaggio. L’ipotesi che alberi così strani come i Faux fossero in
antichità oggetto di culto è tutt’altro che remota, e ciò spiegherebbe la
scelta di Basle, intenzionato a portare la parola del Signore in quei luoghi
votati al paganesimo. D’altronde il monaco aveva fatta sua l’esortazione di
Papa Gregorio I, che più o meno così recitava: “Tutte le volte che troverete
un tempio od un idolo pagano, costruiteci accanto una chiesa, cosicché i pagani
abituati a frequentare e depositare le loro offerte in quei luoghi, continuino
a venirci, ma per adorare il Signore al posto delle loro vane divinità. Non è
necessario distruggere i templi pagani, basta cambiarne l’uso” Come è
puntualmente avvenuto in molti boschi sacri, o anche presso singoli alberi
sacri, di tutta Europa.
Nel 662 inizia l’edificazione di un Abbazia benedettina dedicata a Saint Basle, situata all’entrata della foresta, parte della quale divenne di proprietà dell’Abbazia stessa. E’ opinione comune che i monaci abbiano contribuito a conservare i Faux, forse coltivandoli addirittura nei giardini dell’Abbazia. Ma anche questa è solo un’ipotesi, visto che il primo documento scritto certo che parla dei Faggi tortillard risale al 1664. Con la rivoluzione del 1789, l’Abbazia terminò la sua secolare storia: fu espropriata e venduta, ed infine distrutta poco tempo dopo. Anche i boschi di proprietà dei monaci transitarono al demanio statale, ed insieme ad altri beni ecclesiastici diedero origine all’attuale foresta. Lungo la strada che conduce da Verzy alla Riserva, una piccola cappella ricorda San Basle e l’Abbazia.
Nel 2017 la Foresta di Verzy ha ottenuto il marchio
di Foresta eccezionale.Nel 662 inizia l’edificazione di un Abbazia benedettina dedicata a Saint Basle, situata all’entrata della foresta, parte della quale divenne di proprietà dell’Abbazia stessa. E’ opinione comune che i monaci abbiano contribuito a conservare i Faux, forse coltivandoli addirittura nei giardini dell’Abbazia. Ma anche questa è solo un’ipotesi, visto che il primo documento scritto certo che parla dei Faggi tortillard risale al 1664. Con la rivoluzione del 1789, l’Abbazia terminò la sua secolare storia: fu espropriata e venduta, ed infine distrutta poco tempo dopo. Anche i boschi di proprietà dei monaci transitarono al demanio statale, ed insieme ad altri beni ecclesiastici diedero origine all’attuale foresta. Lungo la strada che conduce da Verzy alla Riserva, una piccola cappella ricorda San Basle e l’Abbazia.
Gli strani funghi di Verzy |
Si narra che molti e molti anni fa, prima ancora
che l’uomo popolasse quelle plaghe solitarie, un malvagio gigante andò a vivere
nella foresta di Verzy. Il gigante era molto ghiotto dei piccoli animali del
bosco, fossero essi lucertole, uccelli, ghiri, scoiattoli o lepri , e ne faceva
grande strage, poiché la sua enorme stazza richiedeva ogni giorno una grande
quantità di cibo. Gli alberi della foresta, che conoscevano personalmente molti
di quei simpatici animaletti, erano disperati per la loro sorte, ma non
avevano alcuna idea di come fermare quella strage. Un giorno il Faggio, che non
a caso levava orgoglioso la sua chioma nelle altezze dei cieli, giacché era il
più intelligente degli alberi, ebbe un'idea per salvarli. Piegò i suoi tronchi
e li rese simili a scale, in modo che anche coloro che non sapevano volare si
potessero arrampicare. Indirizzò quindi i suoi densissimi rami verso terra
invece che verso l’alto, creando una sorta di rifugio impenetrabile a
chicchessia. In verità fu per il Faggio un grande sacrificio rinunciare alla
propria forma slanciata e libera, siccome era anche assai vanitoso, ma fu
felice di aiutare i suoi piccoli amici. I quali, rifugiatisi sui suoi tronchi,
e resi invisibili agli occhi del gigante grazie a quella fitta cortina di rami,
riuscirono a scampare alla sua terribile fame. Il gigante, che non riusciva a
trovare neppure un minuscolo animaletto di cui nutrirsi, fece rapidamente i
bagagli e se ne andò a vivere altrove, e gli animali del bosco tornarono
tranquilli a giocare tra loro e con gli alberi.
Come era lecito aspettarsi di fronte ad alberi così
straordinari, numerose leggende sono sorte nel corso dei secoli per spiegarne
l’origine. Una credenza alquanto diffusa, e citata ovunque su depliant,
cartelli esplicativi ed internet, è che i tortillards siano l’effetto di una
maledizione lanciata da un monaco dell’Abbazia, od addirittura dal Padreterno
stesso, per colpire i briganti che si nascondevano nella Foresta. Che colpa
avesse poi la Foresta, ed in particolare i poveri Faggi, di essere l’unico
rifugio per centinaia di chilometri in una regione completamente piatta e senza
un albero, non è dato di sapere. Non mancano neppure le ipotesi
“extraterrestri”, secondo cui i semi di questi alberi sarebbero giunti a Verzy
trasportati da una stella cadente. E, sicuramente, qualche new age della nostra
era avrà con sicurezza indicato un'astronave come mezzo di trasporto
alternativo.
Gli
abitanti di Verzenay, un piccolo paesino vinicolo poco lontano da Verzy, non
hanno però mai avuto dubbi al riguardo: i responsabili dell’apparizione dei
Faux sono stati i Gauillots. Alti circa un metro, con il corpo irsuto in ogni
dove, dotati di una coda biforcuta, o a cavatappo secondo altre versioni, con
quattro dita ai piedi, le orecchie appuntite e la lingua pendente, i Gauillots
sono esseri sovrannaturali che vivono abitualmente nella Foresta di Verzy e che
si fanno raramente vedere dagli umani, in genere nel periodo della vendemmia.
Per i verzenesi costituiscono da secoli una vera e propria ossessione, e ne
hanno ben donde, visto che questi spiriti dispettosi e seminatori di zizzania
sono soliti rovinare i raccolti dell’uva, vuotare le botti nelle cantine,
rubare i prosciutti messi a stagionare, imbrattare l’acquasantiera della chiesa
parrocchiale, mordere le fanciulle intente a vendemmiare e diverse altre
amenità. Al punto che ancora oggi i paesani organizzano battute di caccia in
grande stile per catturarli. Ovviamente senza alcun risultato. Orbene, sono
stati proprio i Gauillots a deformare in quel modo i tronchi dei malcapitati
Faggi, suonando i loro flauti, in guisa di incantatori di serpenti. Pare che
avessero scommesso tra loro su chi sarebbe riuscito ad ottenere la forma più
strana. C’è chi giura anche di averli visti suonare i flauti nel bosco di notte
per ottenere il risultato opposto: i tronchi tornavano diritti, ma con l’alba
riprendevano la loro abituale forma contorta.
Il Fau della Demoiselle atterrato |
Il Fau della Demoiselle è stato a lungo uno dei
Faggi più belli ed antichi dell’intera foresta. Nel 2010 fu colpito da un
fulmine che asportò uno dei due enormi tronchi che lo formavano, aprendo una
ferita nel cuore dell’albero, che è poi caduto del tutto il giorno del
solstizio d’estate del 2017. Sulle branche di questo Faggio si sarebbe adagiata
a riposare Giovanna d’Arco durante il suo viaggio a Reims del 1429 per
l’incoronazione di re Carlo VII. Il contatto con la santa gli avrebbe così
garantito una vita plurisecolare.
Anche la scienza si è data assai da fare per
svelare il mistero dell’origine dei Faux. Diverse ipotesi di carattere
ambientale sono state via via proposte: le particolari caratteristiche del
suolo o dell’acqua, la presenza di cavità sotterranee e l’emanazione di
radiazioni telluriche, attacchi virali e parassitari. Nessuna di queste teorie
si è però dimostrata azzeccata, come dimostra il fatto che semi di Faux
piantati in altri luoghi danno origine a “normali” esemplari tortillards. Dalla
fine del secolo scorso l’ipotesi scientifica più accreditata è quella che
l’aspetto dei Faux sia dovuto ad una mutazione genetica, che si trasmette
inalterata alla discendenza. Quando sia avvenuta la mutazione, e quale sia la
causa della stessa (caduta di un meteorite radioattivo, attacchi
parassitari, ecc.), sono domande che probabilmente non troveranno mai una
risposta. A tutt’oggi non è ancora stato individuato il gene specifico
responsabile di questo particolare portamento. Oltretutto, ad accrescere il
mistero dei fantastici Faggi di Verzy, a partire dal 1990 sono stati notati
alcuni esemplari, suggestivamente denominati “chimere”, su cui sono
contemporaneamente presenti rami normali e rami tortillard, effetto di un
fenomeno che gli scienziati chiamano retromutazione. Ma forse, anche in questo
caso, sono stati i flauti magici dei Gauillots.
Per chi volesse visitare la Riserva, è disponibile sia per
Android che per Apple una utile applicazione intitolata “En forêt de Verzy”,
prodotta dall’Office National de Forêts.
Nessun commento:
Posta un commento