sabato 14 gennaio 2012

Storie di Alberi: il Bhadda Sala Jataka



Il “Bhadda-Sala”, ovvero “Il Buon Albero di Sal”, è un racconto tratto dal “Jataka Mala” (La Ghirlanda delle Rinascite), una voluminosa raccolta di fiabe e parabole della letteratura Buddista. Nel Jataka sono raccontate storie, probabilmente già consolidate anteriormente nella tradizione popolare, che riguardano le 34 precedenti reincarnazioni del Buddha, sia in forma umana che animale, e nelle quali egli matura le qualità mentali e di cuore che lo guideranno alla futura illuminazione. Le prime stesure scritte vengono fatte risalire al quarto-terzo secolo a.C.; alla stessa epoca risalgono alcune sculture raffiguranti le forme di queste reincarnazioni. La versione in lingua Pali, propria della tradizione Theravada, consta di 547 storie, parte in prosa e parte in poesia. Destinate a grandi e piccoli, e divenute famosissime in tutto il mondo Buddista, esse trasmettono in forma semplice e diretta i fondamentali insegnamenti della dottrina. Tra di esse, il Bhadda-Sala è una delle poche in cui il futuro Buddha nasce come Spirito di un albero; le divinità in forma di giovani alberelli rappresentano i discepoli del Buddha, e l’albero di Sal colui che diventerà il Risvegliato.  

Bhadda-Sala-Jataka

Molto tempo fa sulle rive del Gange, nella città santa di Varanasi, c’era un re chiamato Brahmadatta. Era un buon re e governava assai bene; governava talmente bene, da non avere molto da fare. Nella sua terra infatti non c’erano guerre ed il commercio prosperava; la generosità e la gentilezza imperavano, grazie all’esempio del re.
Allora c’erano molti altri piccoli regni nella terra della Mela Rosa – la grande terra che oggi chiamiamo India – e la maggior parte di essi erano afflitti da problemi di ogni sorta. In alcuni erano gli intrighi di corte, in altri infinite guerre di confine, oppure il malcontento del popolo. I governanti di questi regni, avendo udito di Bramhadatta e della sua pacifica e prosperosa terra, lo invitarono a visitarli. Egli andò. Dette loro suggerimenti sul modo di comportarsi di un re. Si informò poi sulle loro politiche e sistemi di governo, prendendo nota di tutto ciò.
Pur essendo uomo modesto, Bramhadatta non poté fare a meno di pensare che il suo piccolo regno sulle rive del Gange fosse il migliore di tutti i regni, e lui stesso il migliore tra i re. Ed il migliore dei re doveva per forza avere il più bello dei palazzi.
Così un giorno si disse: “Ogni re che ho visitato vive in un palazzo sostenuto da molte colonne. Un palazzo con molte colonne è ormai una cosa comune. E se io mi facessi costruire un palazzo sorretto da un’unica colonna?  Allora sarebbe chiaro a tutti che io, Bramhadatta, sono il più grande tra tutti i re”.
Convocò quindi gli architetti e gli ingegneri reali, e comandò: “Fatemi un palazzo sostenuto da una sola colonna” Essi annuirono e risposero: “Molto bene, Maestà, sarà fatto!”
Gli architetti reali si misero al lavoro per progettare il nuovo palazzo. Gli ingegneri si recarono in una foresta dove si trovavano alberi enormi e molto robusti, ognuno di essi capace di essere l’unica colonna del palazzo: essi convennero che quello era il genere giusto di albero, ma la strada che portava alla foresta era pressoché impraticabile, e sarebbe stato impossibile trasportarlo fuori. Quindi tornarono a riferire al re. Il quale insistette: “Con qualunque mezzo possiate escogitare, abbattetelo gentilmente, e portatelo fuori”. Ma i costruttori gli risposero che era proprio impossibile.
Il re era però molto determinato nel suo proposito. Pensò ai molti alberi adatti allo scopo che si trovavano nel suo parco, ed autorizzò il taglio di una sola pianta per costruire il famoso palazzo. I suoi uomini andarono così nel parco, e là trovarono un magnifico albero di Sal, un albero di Sal davvero reale. Era altissimo e diritto come un fuso, con robusti rami che si allargavano tutt’intorno al tronco, e con una circonferenza impressionante. Gli abitanti del posto, e così pure la famiglia reale, erano soliti venerare questa pianta. Gli architetti tornarono dal re e lo misero al corrente della scoperta. Questi ne fu felicissimo: “Avete trovato l’albero giusto per il mio palazzo!”- esclamò- “Andate e tagliatelo!”
I costruttori risposero: “Molto bene, Maestà”. Ritornarono al parco, portando ghirlande profumate di fiori, che appesero all’albero: lo circondarono poi con una corda, ed appesero ornamenti ai suoi rami. Accesero una lampada ad olio, e gli offrirono del cibo.  Quindi dissero: “Tra sette giorni torneremo e taglieremo questo albero. Che lo Spirito che lo abita si trovi un’altra dimora e non ci serbi rancore”.
Lo Spirito dell’albero, udite queste parole, si mise a pensare: “Certamente questi uomini taglieranno l’albero, mi distruggeranno e, così facendo, si porteranno via la mia vita. Ma la cosa peggiore è che la mia casa è circondata dagli Spiriti, tutti miei cari parenti, che dimorano nei giovani alberi di Sal. Molte delle loro case saranno distrutte quando la mia grande casa cadrà al suolo. La mia fine interessa non solo me, ma anche la mia parentela. Devo fare tutto il possibile per offrire loro il dono della vita”.
Così lo Spirito dell’albero si vestì con i suoi abiti divini e, nel cuore della notte, si avviò verso la casa del re, entrò nella sua camera, emise un lungo gemito e, piangendo, si mise dietro al suo letto. Questi si svegliò e lo vide, e cominciò a tremare tutto, terrorizzato come fu dalla visione. Poi, fattosi coraggio, si rivolse allo Spirito:


Chi sei tu, che vieni nella notte
adornato come un dio, risplendente e luminoso?
Dimmi, perché stai piangendo?
Da dove viene la tua sofferenza ?

Lo Spirito così rispose:

In questa tua grande terra, o Sire,
mi conoscono come il Buon Albero di Sal:
sessantamila anni sono rimasto in piedi,
onorato da umili e potenti.
Case e città sono state costruite, Grande Re,
ed anche molti palazzi,
ma nessuno mi ha mai fatto danno.
Così, come gli altri mi hanno venerato,
porta rispetto a questo albero di Sal

A queste parole, il re replicò:

Non ho trovato nessun altro albero
dal corpo così diritto e forte,
la tua forma è perfetta, sono tutti d’accordo:
per  altezza e larghezza sarai la colonna
del mio nuovo palazzo,
beninteso anche la tua dimora, o mio Buon Albero di Sal

Lo Spirito prese di nuovo la parola:

Se devo lasciare la mia casa, questo albero
che è il mio corpo, allora ti chiedo
di non essere tagliato tutto insieme,
bensì ramo per ramo,in piccoli pezzi,
prima la chioma, poi il tronco e le radici.
Così il mio taglio non porterà danno
A coloro che vivono vicino alla mia casa

Al che il re rispose:

Anche un uomo può essere ucciso
tagliandogli mani, piedi, orecchie e naso,
ed infine la testa,
ma è una maniera molto dolorosa di morire.
Perché, per quale ragione, Buon Albero di Sal,
desideri finire in pezzi?

E il Buon Albero di Sal:

Ascoltami, Grande Re, ed apprendi
una verità che è la base della vita,
la verità che mi guida nel voler
vedere i miei pezzi cadere ad uno ad uno:
Sicuri e protetti dalla mia presenza,
gli Spiriti degli alberi a me vicino hanno vissuto in pace.
Ma se la mia antica dimora dovesse cadere,
ciò porterebbe un grave danno a tutti loro

Il re Brahmadatta fu colpito e compiaciuto da quanto ascoltato. “Questo Spirito dell’albero – pensò tra se – ha una grandissima compassione. Non vuole che le case dei suoi parenti siano distrutte come conseguenza della distruzione della sua casa. Le sue azioni beneficiano la sua parentela. Lo libererò quindi da ogni paura”. Ed il re così parlò:

Signore della Foresta, Buon Albero di Sal,
come sono nobili i tuoi pensieri.
Vedo che vuoi solo il benessere dei tuoi cari.
Ti lascerò in pace, libero e sicuro

Dopo che lo Spirito ebbe istruito il re a proposito di gentilezza e bontà, se ne ritornò al suo albero. Il re abbandonò il suo progetto di edificare un palazzo sorretto da un’unica colonna, seguì gli insegnamenti ricevuti dallo Spirito dell’albero, e lungo il resto della sua vita compì molte opere buone.
(traduzione personale dalla versione inglese)



Nativo del sub-continente indiano, il Sal (Shorea robusta) è un albero di prima grandezza, caratterizzato dai tronchi diritti e cilindrici, appartenente alla famiglia delle Dipterocarpaceae. In India è una delle principali essenze per la produzione di legname da opera, il quale, per le sue notevoli proprietà di elasticità, resistenza e durata nel tempo, viene usato nelle costruzioni come struttura portante, oltre a trovare numerosi altri impieghi. Le foglie vengono utilizzate per realizzare piatti e coppe “usa e getta”, oltre che come involucro del Pan (eccitante a base di noce di Betel).
Secondo la leggenda, sotto un albero di Sal situato in quel di Lumbini, località del Nepal, vide la luce Siddharta Gautama, colui che diventerà il Buddha.

Per chi fosse interessato a consultare la raccolta completa del Jataka Mala, clicchi qui.

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