mercoledì 31 agosto 2011

Storie di Alberi: Il Giardino degli Dei

Parco Nazionale del Pollino. Serra Crispo (m 2.053)
Il Giardino degli Dei è il poetico e suggestivo nome con cui le genti lucane chiamano la aspra cresta che va da Serra Crispo a Serra delle Ciavole, nel Massiccio del Monte Pollino. Quassù, sopra i 2.000 metri, vivono, affondando spesso le loro possenti radici nella nuda roccia calcarea, alcune decine di pluricentenari alberi di pino loricato, probabilmente residuali di una antica pineta. Il paesaggio è assolutamente fantastico e magico: i radi alberi visti in lontananza ricordano l'architettura dei bonsai, con irregolari palchi di rami, che si alternano sui fusti, allungandosi in senso orizzontale. I tronchi si avvitano su se stessi, antiche rotture risanate disperdono caoticamente i rami nello spazio, le cortecce biancastre mostrano le ferite dei fulmini. Ogni albero racconta con la sua tormentata forma la storia della lotta per la sopravvivenza, una lotta giornaliera con il vento, il freddo, la neve, il gelo, i fulmini, la povertà del suolo, il pascolo dei selvatici. Le loro stupefacenti geometrie risaltano nei numerosi pini oramai morti da tempo ma ancora in piedi, i quali, grazie ad un legno estremamente ricco di resina, sembrano immuni dalla degradazione. I "defunti" si spogliano completamente della loro corteccia, e mettono a nudo un legno levigatissimo e di color perlaceo; i loro rami senza vita lanciati verso il cielo trasmettono inquietudine.

Parco Nazionale del Pollino. Serra Crispo verso sud
 
Parco Nazionale del Pollino. Sullo sfondo la Serra delle Ciavole

Parco Nazionale del Pollino. Pino loricato

Parco Nazionale del Pollino. Pino loricato. Sullo sfondo la Serra del Prete (m. 2.180)
Giganti miti e saggi, hanno abbandonato il sottostante bosco di faggio, troppo affollato ed ombroso, e si sono ritirati a vivere in meditazione dove solo loro possono, splendidi nella loro solitudine e forza. Si stima che questi alberi abbiano una età variabile tra i 300 ed i 900 anni e ci sarebbero addirittura alcuni esemplari millenari. I loro fusti raggiungono e superano il metro e mezzo di diametro; tozzi e robusti, appiattiti verso terra per sfruttarne al massimo il poco calore, non sono molto alti, oltrepassando raramente i 10/12 metri. Il pino loricato è la specie arborea locale che si spinge più in alto, accompagnata da erbe di magro pascolo, radi cespugli di ginepro e da effimere genziane. E' in grado di vivere anche sulla roccia nuda, talora su impressionanti balzi rocciosi.


Parco Nazionale del Pollino. Serra Crispo. Sullo sfondo il Monte Pollino (m 2.248)



Pino loricato. Particolare della corteccia
Il pino loricato deve il  nome al particolare aspetto della sua corteccia, formata da piccole placche poligonali di color cenerino (vedi foto anteriore), che ricordano le loriche, corrazze in cuoio o metallo degli antichi soldati romani. A lungo confuso con altre specie di pino, viene infine classificato come Pinus leucodermis Antoine nel 1905, ad opera del botanico Biagio Longo, il quale ne propose anche l'attuale nome volgare, così traducendo il nome tedesco Panzer kiefer (pino carrarmato). L'attributo leucodermis richiama il colore biancastro della corteccia delle giovani piante. Rispetto alle altre specie di pini native della penisola italiana, il Pinus leucodermis ha un'areale di diffusione ristrettissimo, limitato a poche migliaia di ettari, per metà concentrati sul Massiccio del Pollino, sia in territorio calabro che lucano. (In Italia si conoscono altre tre stazioni in Basilicata ed in Calabria. All'estero, il pino loricato si ritrova nelle zone montane della penisola balcanica). In epoche passate molto più diffusa che oggi, la conifera sta comunque fortunatamente attraversando una fase di lenta e promettente espansione.
Da lungo tempo l'albero è conosciuto tra le popolazioni locali come "Pioca", nome conservato anche in numerosi toponimi. In passato il suo legno, molto resistente, ricco di resina, inattaccabile dai tarli, veniva utilizzato per farne imbarcazioni, barili per l'acqua, mobili, bauli, infissi esterni, oltre che come legna da ardere. Un uso del tutto particolare ricordato dal Longo era quello per le "deghe", fiaccole per illuminare le feste paesane.
Il pino loricato costituisce sicuramente una emergenza paesaggistica, naturalistica ed ambientale di eccezionale importanza, tanto che la necessità di salvaguardia dei suoi popolamenti più antichi è uno dei presupposti che hanno portato nel 1993 all'istituzione del Parco nazionale del Pollino, di cui il pino loricato è divenuto il simbolo.

Parco nazionale del Pollino. Belvedere di Malvento


sabato 20 agosto 2011

Il Giusto...

"Il Giusto l'appicconno per Ladro"
Nonna Eugenia

Appicconno = appesero, impiccarono

domenica 14 agosto 2011

SOLedad reloaded


Questa foto, già postata nel maggio 2010, si è classificata seconda nel I Concorso Fotografico di Maresca, sezione Paesaggio. Bontà loro! Con la scusa, ve la ripropongo.