sabato 24 gennaio 2015

Il Faggio, Re dell'Appennino


Faggio (Fagus sylvatica) in veste invernale. Val di Luce, Pistoia
Signore incontrastato della montagna appenninica (ma anche molto diffuso nelle Alpi), il Faggio ne domina solitario il paesaggio a partire dagli 800 - 1000 m, formando immense foreste che si adagiano tra monti e valli ancora selvagge. Nei luoghi più fertili slancia altissimi i suoi fusti snelli e diritti verso il cielo, colonne perfette che, insieme ad i rami superiori inarcati dolcemente verso l'alto, disegnano stupende navate verdi. Avvicinandosi al limite della vegetazione combatte ardue battaglie con i gelidi venti invernali, con la neve e con il freddo, ed allora contorce i bassi fusti in forme sofferenti, schiacciandoli verso il suolo per carpire il calore della terra; a volte si raggruppa a chiazze, intramezzato da scontrosi cespugli di deliziosi mirtilli. Talora qualche antico esemplare nodoso e pieno di rami sinuosi si drizza solitario, ben oltre il limite del bosco. Il Faggio non ama molto la compagnia degli altri alberi, e stringe amicizia solo con l'acero, il sorbo, il salicone, e qualche volta con l'abete bianco, ai quali lascia spazio laddove la sua copertura si fa più chiara. Nei boschi densi, non lascia luce neanche per le rustiche erbe del sottobosco, ed il suolo è coperto da una densa e soffice coltre di foglie accumulate: solo i porcini e le amanite, i funghi più belli, sono ammessi ai suoi piedi, ad ammirarne la maestà.
Non è pianta che vive molto a lungo, non superando in genere i trecento anni di età (ovviamente, tutto è relativo, è poco longeva per il mondo degli alberi!); il suo tronco è tra l’altro facilmente attaccabile da funghi, che entrano dalle ferite lasciate dai grossi rami caduti o tagliati dall’uomo, e lo possono nel tempo portare a morte. E' in grado di raggiungere dimensioni di tutto rispetto, fino a 40 metri di altezza e 2 metri di diametro del tronco. Nella foresta di Acquerino, in provincia di Pistoia, viveva un tempo quello che era considerato il più famoso Faggio d'Italia, e che ho avuto la fortuna di conoscere quando ero ancora bambino. Lo ricordo ergersi imperioso al centro di un’ampia radura perfettamente circolare, a lato di una minuscola, al suo confronto, casetta di pietre, con l’enorme tronco ricco di anfratti e curve bizzarre, la chioma densa di fogliame che si allargava smisurata, sorretta da rami che parevano essi stessi grossi alberi. Nella memoria alterata dell’infanzia, l’albero più grande che abbia mai visto in vita mia: so che non è vero, ma mi piace pensarla così. Conosciuto come “Faggione delle Valli”, aveva anche un soprannome, “il Faggissimo”, superlativo insolito e scorretto, che sembra però dar ragione alla mia memoria. Alto più di 30 metri, aveva una circonferenza alla base di 9,6 metri, e di ben 11 metri sotto la prima impalcatura di rami; la chioma misurava circa 100 metri di circonferenza, che fanno quasi 800 metri quadrati di superficie coperta. Alla cui ombra, nei caldi meriggi d’estate, s’acquattavano comodamente alcune centinaia di pecore. In una notte di violenta tempesta del 1978, un fulmine lo divise in due e ne atterrò una metà: la parte che restò in piedi era ancora imponente. Indebolito dalla pesante mutilazione, il bruscello di fine anno del 1995 lo abbatté definitivamente. Aveva più di 500 anni, un record per la specie.

Il Faggione delle Valli in una vecchia foto. Foresta di Acquerino, Pistoia.

domenica 11 gennaio 2015

I Nomi degli Alberi

Pubblico oggi una nuova Pagina dedicata ai Nomi degli Alberi. Ad essa si accede cliccando l'omonima voce nel banner sotto l'immagine iniziale del Blog. Su di essa troverete nomi comuni, scientifici e nelle principali lingue europee, e notizie sull'origine dei nomi degli alberi. E' una Pagina "work in progress": si comincia con 8 specie, e l'intenzione è quella di aggiornarla periodicamente.

Buona lettura!