Salice bianco (Salix alba) |
Maon era l’erede al trono d'Irlanda, su cui all’epoca dei fatti siedeva Covac, che se ne era impadronito uccidendo sia il padre che il nonno di Maon, il re legittimo. Maon, ancora fanciullo, venne sottoposto a tremende torture che gli fecero perdere la parola. Giudicandolo inoffensivo, Covac lo risparmiò e lo lasciò andare. Dapprima fu ospitato dal re di Feramorc, e quindi si recò in Gallia, la terra di origine di sua bisnonna, dove crebbe sano e forte, trattato con ogni onore in rispetto alla sua stirpe reale. Moriath, la figlia del re Feramorc, che si era innamorata di Maon durante il suo soggiorno presso il padre, decise di farlo tornare in Irlanda. Scrisse quindi una canzone di amore per lui e fece in modo che il suonatore di arpa di corte, Craftiny, ne componesse la musica. Dette poi al suonatore molti ricchi regali e lo inviò in Gallia per suonare la canzone d'amore a Maon.
La musica era così incantevole e commovente che Maon riacquisì l'uso della parola. Deciso a riconquistare il proprio regno, ritornò in Irlanda alla testa di un esercito fornitogli dal re dei Galli, sfidò l'assassino e usurpatore in battaglia, e lo sconfisse. Dopo la battaglia il druido di Covac cominciò a sospettare la vera identità del giovane comandante, e si informò sul suo nome. I guerrieri galli lo chiamavano semplicemente Maon, ovvero il marinaio. "Parla?", chiese il druido, ricordando che il giovane principe era muto. "Sì, parla", fu la risposta. E da allora Maon, che era figlio di Ailill, fu conosciuto come Maon Labraidh, il marinaio che parla. Si sposò con il suo amore Moriath, e vissero felici per i 10 anni che durò il suo regno.
Nonostante avesse riacquistato l'uso della parola, di una sola cosa il re non parlava mai ed era a proposito dei propri orecchi. Infatti Maon aveva degli orecchi straordinariamente lunghi, simili a quelli di un cavallo, e se ne vergognava molto, tanto che li nascondeva accuratamente sotto i capelli. Ma una volta all'anno i capelli dovevano essere tagliati, e l'uomo che veniva scelto per questo compito era messo a morte dopo aver svolto il lavoro, in modo che il segreto del re non venisse svelato ad alcuno.
Un anno il figlio di una povera vedova fu scelto per questo compito, e la madre fece di tutto per convincere il re a lasciare suo figlio in vita. Maon fu d'accordo, con la condizione che l'uomo giurasse sul sole e sul vento di non rivelare mai ad alcun essere umano che cosa avrebbe visto. Così fu, e dopo il taglio il barbiere poté tornare da sua madre.
Dopo poco tempo però il segreto divenne un peso insostenibile per l'uomo, al punto che si ammalò e le sue condizioni peggioravano sempre di più. Finché finalmente chiese consiglio ad un vecchio druido, il quale gli suggerì di andare in un posto remoto nel bosco, e di sussurrare il suo segreto ad un albero. Il giovane uomo si recò nel bosco, scelse un bellissimo e vecchio albero di Salice, gli raccontò il suo segreto, e ben presto si rimise in salute.
Il caso volle che poco dopo Craftiny, il suonatore di arpa che aveva avuto un ruolo fondamentale nel riportare Maon nel suo paese e nel farlo sposare con Moriath, avesse bisogno di una nuova arpa. Si recò quindi nel bosco e lo percorse in largo e in lungo cercando l'albero giusto per fornire il legno adatto allo strumento sacro. L'albero che trovò era lo stesso Salice a cui si era confidato il barbiere.
Venne quindi il giorno in cui Craftiny suonò il suo nuovo strumento nel salone del re. Ma non appena cominciò a toccare le corde esse, tra la meraviglia degli ospiti riuniti, invece di suonare emisero le seguenti parole: "Labra il marinaio ha due orecchie immense come quelle di un cavallo!". Il re divenne pallido e mostrò a tutti i suoi orecchi, ma le reazioni dei presenti non furono tanto gravi come aveva sempre temuto. Da allora mostrò gli orecchi senza alcuna vergogna o timore di essere canzonato, e nessun barbiere perse più la vita per avergli tagliato i capelli.
Questa divertente leggenda (a parte ovviamente per i malcapitati barbieri !) è tratta da un libro del 1911 di Thomas Rolleston (intitolato “Myths and Legends of the Celtic Race”, il cui testo integrale è consultabile cliccando qui). Presso le popolazioni celtiche dell’antica Europa la musica ebbe un importanza enorme, e si credeva avesse carattere magico, in particolare quella prodotta dall’arpa. I bardi, che furono musicisti, ma anche molto altro, godevano di una grande considerazione sia tra i potenti che nel popolo: il loro compito era quello di mantenere viva la coscienza del passato e degli antenati, così come del mondo invisibile degli spiriti, delle fate e degli altri esseri soprannaturali. Nella leggenda di Maon la magia della musica sembra discendere direttamente dall’albero stesso con cui viene costruita l’arpa: un albero fenomenale, dotato non soli di orecchi, ma addirittura di memoria! Con la quale si ribadisce anche la sacralità che i Celti attribuirono agli alberi, in particolare ad alcuni di essi.
Salice piangente (Salix x sepulcralis) in inverno |
L’arpa celtica si presume avesse la cassa armonica costruita in legno di Salice, mentre il pilastro ed il collo, le parti che devono sostenere l’enorme tensione delle corde, erano realizzate in legno di Quercia. In molte antiche culture il Salice veniva associato alla Luna ed al principio creatore femminile, in diretta connessione con il culto della Grande Madre. La guarigione, la magia bianca, la chiaroveggenza, la poesia e la musica erano il dominio delle sacerdotesse della Luna che abitavano nei boschi di Salice. In questa prospettiva il Salice dell’arpa è il principio femminile che, unito attraverso le corde al principio maschile rappresentato dalla Quercia, fa nascere la poesia e la magia della musica.
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