mercoledì 28 novembre 2012
domenica 25 novembre 2012
Alberi Sacri dell'India: il Banyan, Albero dei Desideri
Da sinistra: pagina superiore delle foglie, frutto, pagina inferiore delle foglie di Banyan |
“ Come l’enorme albero di Nyagrodha è compresso in
un piccolo seme,
così al momento della sua dissoluzione l’intero
universo
è compresso in Te, o Vishnu.
Così come il Nyagrodha germina dal seme e diventa
prima un piccolo germoglio,
per innalzarsi quindi verso l’alto,
così il mondo procede da Te, e si espande in
grandezza “
(Vishnu Purana)
Appartenente alla stessa famiglia (Moraceae)
e genere, il Banyan (Ficus benghalensis L.) condivide con il Peepal (vedi
post Alberi Sacri dell’India: il Peepal, Albero della Vita) non solo diverse modalità di vita e
caratteristiche botaniche, ma anche la devozione e l’amore degli indiani, ed il
primato tra gli alberi sacri. Originario del sub-continente indiano e del
Pakistan, è stato diffuso dall’uomo in tutta l’Asia tropicale, ed altrove:
numerose sono le piante, per esempio, che vivono a Mauritius, giunte al seguito
della folta comunità indiana immigrata nell’isola.
Banyan nelle campagne di Orchha. Madhya Pradesh, India |
La caratteristica più appariscente della specie
(anche se non esclusiva, poiché tipica di altri taxa del genere Ficus) è
la produzione costante e massiccia di radici aeree, che si originano dai rami
degli individui adulti. Queste crescono lentamente verso il basso, sfruttando
anche l’umidità presente nell’atmosfera, finché giungono al suolo e vi
penetrano, diventando, per aspetto e funzione, un vero e proprio fusto. Il
significato del nuovo tronco non è tanto quello di formare un albero
indipendente, quanto di fungere da sostegno alla crescita e all’espansione in
orizzontale della branca che lo ha generato. In questo modo il Banyan si
allarga continuamente verso l’esterno, potendo l’area coperta dalla chioma
raggiungere dimensioni incredibili: diviene un “albero foresta”, composto da un
grande fusto centrale, e da innumerevoli fusti secondari, a guisa di colonne di
un tempio, di dimensioni ed età variabili. Le particolari modalità di
accrescimento ne fanno una tra le specie con maggiori dimensioni della chioma
al mondo. Lo stesso tronco principale appare come un amalgama fatto di costole
spiralate, ex radici aeree che vi si sono saldate durante la loro discesa.
Ficus benghalensis: radici aeree giovanili, in fase di discesa |
Ficus benghalensis: radici aeree adulte, "radicate" |
Nel
“Chandra Bose Botanical Garden “ di Shibpur, a Calcutta, abita un Ficus
benghalensis di oltre 200 anni di età, formato, all’anno 2005, da 2.880
radici che hanno raggiunto il suolo; la sua chioma ha una circonferenza di 450
metri, e copre una superficie di quasi 14.500 metri quadrati. La tradizione
vuole che questo albero sia nato nel 1782 da un seme depositato da un uccello
su una palma da datteri: le radici, crescendo lungo il fusto della palma, la hanno
completamente avvolta e quindi uccisa. In effetti, è questa un’altra
peculiarità del Banyan, che lo annovera nel gruppo dei cosiddetti “strangler
figs” (fichi strangolatori), piante i cui semi sono capaci di germinare
nelle fessure dei rami della chioma di altre piante (od anche nelle crepe di
edifici o rocce; vedi anche, sull’argomento il post AlberiSacri dell’India: il Peepal, Albero della Vita). Un altro grande
Banyan, chiamato Kabir Vad, vive su di un'isola del fiume Narmada, a nord di Bombay:
in uno scritto del 1780 era già accreditato di oltre 600 anni, con più di 3.000
radici aeree, e circa 600 metri di circonferenza. Si dice anche che abbia ospitato
sotto le sue fronde l’armata di settemila uominidi Alessandro Magno, durante la sua campagna d'India.
giovedì 22 novembre 2012
martedì 20 novembre 2012
venerdì 9 novembre 2012
lunedì 5 novembre 2012
Lo Stato delle Foreste del Mondo e la Deforestazione
Nel nostro pianeta, le foreste coprono una superficie totale di circa 4 miliardi di ettari (40 milioni di km2), corrispondenti al 31% delle terre emerse. Come si può vedere dalla successiva immagine, esse si distribuiscono su due grandi fasce geografiche, una a cavallo dell’equatore (foreste umide equatoriali dell’ Amazzonia, Africa ed Indonesia, composte da latifoglie), l’altra in corrispondenza delle latitudini medio alte dell’emisfero boreale (su cui vive alle medie latitudini la foresta di caducifoglie, e nella zona circumpolare, la sterminata taiga, costituita quasi esclusivamente da conifere).
I cinque stati con maggiore copertura forestale sono, nell’ordine, Russia, Brasile, Canada, Stati Uniti e Cina, i cui boschi occupano oltre metà dell’intera superficie forestale mondiale. Dieci paesi non hanno alcuna foresta entro i propri confini; in altri 54 la superficie boscata è inferiore al 10% di quella complessiva del paese.
Distribuzione delle foreste nel mondo. Fonte: Global Forest Resources Assessment FAO 2010 |
Questi dati emergono dal FRA 2010 (Global Forest Resources Assessment – Valutazione delle Risorse Forestali del Mondo), monitoraggio sullo stato delle foreste mondiali realizzato nel 2010 dalla FAO (per consultare il documento originale, cliccare qui). Dal 1946 la FAO si occupa, attraverso i propri stati membri, di valutare la situazione delle foreste mondiali ad intervalli di tempo che attualmente si ripetono ogni cinque anni. Il FRA 2010 è il monitoraggio più completo ed accurato realizzato fino ad oggi: ha interessato 233 Paesi, considerando oltre 90 variabili relative alle foreste, e facendo ampio uso del remote sensing, in particolare di immagini satellitari all’infrarosso di alta risoluzione.
Tra tutti i dati riportati, appare alquanto drammatico quello che riguarda il tasso annuo di deforestazione globale, che nella decade 2000/2010 ha raggiunto i 13 milioni di ettari all’anno. Si tratta di 130.000 km2, una superficie che corrisponde a quella dell’Intera Grecia! Ogni minuto sul nostro pianeta viene persa un’area di foresta pari a quella di 40 campi da calcio. La deforestazione è dovuta in massima parte all’azione dell’uomo (vedi oltre), e secondariamente alle catastrofi naturali. La situazione è comunque migliorata rispetto alla decade 1990/2000, quando la perdita di foreste si era attestata sui 16 milioni di ettari annui. Il Brasile e l’Indonesia, che nella decade 1990/2000 avevano avuto il più alto tasso di perdita netta, tra il 2000 ed il 2010 lo hanno ridotto significativamente, mentre l’Australia lo ha aumentato a causa di ripetuti anni di siccità e del ripetersi di incendi disastrosi.
Alla deforestazione si oppone l’espansione naturale del bosco nelle aree agricole abbandonate (fenomeno in corso soprattutto in Europa), ed il rimboschimento da parte dell’uomo di terreni nudi (nell’ultima decade, in Cina, ad esempio, sono stati intrapresi enormi programmi di rimboschimento, che hanno interessato milioni di ettari di terreni nudi).
Il bilancio tra le due voci anteriori (differenza tra aree deforestate ed aree rimboschite più aree riconquistate dal bosco) porta ad una perdita netta annua di 5,2 milioni di ettari di area forestale (superficie pari a quella della Bosnia Erzegovina). Tale perdita era stata di 8,3 milioni di ettari nel 1990/2000.
Nella seguente figura sono visualizzati i dati regionali, relativi alla perdita netta annua nelle decadi 1990/2000 e 2000/2010. Nell’ultima decade, Il Sud America (- 4 milioni ha/anno) e l’Africa (- 3,4 milioni ha/anno), continuano ad avere il più alto tasso di deforestazione nel mondo. Anche l’Oceania ha visto aumentare le sue perdite, per i già citati eventi che hanno riguardato l’Australia. L’area occupata da foreste è rimasta pressoché stabile in Nord e Centro America, mentre in Europa (+700.000 ha/anno) si consolida l’espansione, anche se con un ritmo minore rispetto alla precedente decade (che aveva visto un aumento netto di 900.000 ha/anno). L’Asia, infine, passa da una perdita netta di 600.000 ha/anno degli anni ’90, ad un guadagno netto di 2,2 milioni ha/anno, a causa dei rimboschimenti in Cina, e nonostante le alte perdite dell’Asia meridionale e sud-orientale.
Cambiamenti annuali nella superficie forestale regionale 1990/2010 e 2000/2010. Fonte: Global Forest Resources Assessment FAO 2010 |
La successiva immagine illustra invece i cambiamenti annuali nella superficie forestale dei singoli paesi.
Cambiamenti annuali nella superficie forestale dei paesi, 2005/2010. Fonte: Global Forest Resources Assessment FAO 2010 |
Un altro dato, al contempo interessante ed importante, riguarda la quantità di carbonio immagazzinata nella biomassa delle foreste mondiali, che assommerebbe a 289 miliardi di tonnellate. Tra il 2005 ed il 2010 è stata stimata una perdita di carbonio contenuto nelle piante (e riversato nell’atmosfera sotto forma di CO2) pari a 500 milioni di tonnellate: tutto questo, ovviamente, in conseguenza della riduzione della superficie forestale.
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